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giovedì 11 luglio 2019

Agnese Lovecchio, Arte di gruppo: una selezione dei movimenti artistici in Italia dal 1980 ad oggi

Agnese Lovecchio, Arte di gruppo: una selezione dei movimenti artistici in Italia dagli anni Ottanta ad oggi, tesi di specializzazione in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Venezia, 2017 

 Il presente lavoro mira a ricostruire dal punto di vista storico-artistico le vicende che hanno interessato alcuni movimenti artistici in Italia, dagli anni Ottanta ad oggi. Ad animare la ricerca spingono l'interesse per la contemporaneità e il desiderio di studiare le componenti che determinano il vivace e recente momento storico, elementi che hanno consentito di mettere a fuoco uno degli innumerevoli aspetti del presente.
[…] Alla metà degli anni Ottanta, i poli artistici del centro e del nord Italia sono differenti: nel primo capitolo del presente lavoro si analizza il panorama artistico romano, in cui il ruolo dell'artista viene percepito come romanticamente eroico, un creatore multiforme e una figura con un certo appeal per la materia. Il singolo si unisce ad altre personalità, in quanto alcune vocazioni si uniscono sotto una medesima teorizzazione. Oltre all'Anacronismo che viene a definirsi come una corrente, una tendenza artistica in cui gli artisti si riconoscono, nascono delle forme sperimentali d'arte che, in comunione con teorie scientifiche, come l'Eventualismo, riuniscono un coro di voci molto differenti tra loro. Attorno al Centro Studi Jartrakor, ruotano anche gli artisti del Gruppo di Piombino, coetanei del gruppo dell'Astrazione povera, questi ultimi guidati dal critico-fondatore Filiberto Menna. 
Nel secondo capitolo si analizza il caso di Milano: rispetto alla capitale, essa si mostra meno tradizionalista e più eterogenea: il movimento dell'Arte Debole che da Torino arriva in città non incontra in alcun modo le istanze dei Nuovi Futuristi, così come questi non condividono alcuna iniziativa con i giovani dell'Accademia di Brera, quanto piuttosto l'esuberanza con i colleghi bolognesi Enfatisti. 
Nel terzo capitolo ci si concentra sulla situazione artistica negli anni Novanta: l'arte in questi anni, si fa meno definibile dal punto di vista collettivo, poiché risente dell'oscillazione tra istanze mediali e richiami più tradizionali nei territori dell'arte. La perdita da parte degli Stati Uniti dell'egemonia culturale che dal dopoguerra aveva tenuto le redini anche di quella europea, spinge per una progressiva ed inarrestabile globalizzazione culturale che travalica i confini statali. La multiculturalità apre le porte ad una serie di situazioni che non possono essere propriamente definite artistiche, anzi, sfuggono ad una chiara definizione. Si pensi, per esempio, all'arte cosiddetta relazionale, che tenta di interpretare i nuovi modelli di socialità della popolazione occidentale: meeting, incontri, manifestazioni non sono né pittura, né scultura, né happening, né performance, eppure contraddistinguono le recenti aggregazioni artistiche, come nel caso italiano del Progetto Oreste.
L'atmosfera che si respira negli anni Duemila è più indipendente, nasce silenziosamente ma cresce in maniera diffusa, alimentata dal desiderio di partecipazione, come nel caso degli street artist Guerrilla Spam. Guardando al panorama delle esperienze artistiche italiane, tuttavia sono pochi i volti riconoscibili e pochi i nomi noti ai più, per esempio, il Laboratorio Saccardi, conosciuto per la sua irriverenza o, a Venezia, per chi li ha seguiti, i Blauer Hase. Rispetto ad altri Paesi europei, le giovani tendenze più rilevanti spesso non sono sostenute da mostre o pubblicazioni o collezioni pubbliche, capaci di fornire anche solo in estemporanea una visione sul forum dei coinvolti. L'ultimo capitolo ha, perciò, l'intenzione di fornire alcuni elementi utili all'identificazione di alcuni gruppi artistici che, come è avvenuto per i decenni precedenti, non hanno vicendevolmente aspetti in comune. Essi sono l'evidente risultato di una compagine che per assurdo è totalmente frammentaria. Probabilmente, la causa è da ricercarsi nella difficoltà ad affrontare lucidamente un periodo storico così prossimo alla contemporaneità, allergico a facili storicizzazioni. Il tema resta così aperto ad ulteriori ricerche ed interpretazioni.


La tesi contiene un capitolo esaustivo e molto dettagliato dedicato alla teoria e alla pratica dell’arte del Gruppo di Piombino, corredato da una vasta ed aggiornata bibliografia. E' consultabile qui.