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mercoledì 20 luglio 2011

Nuove avanguardie a Roma, galleria Jartrakor, 1985

Nuove avanguardie a Roma
Anna Homberg, Stefano Fontana, Daniela de Dominicis, Sergio Lombardo, Giovanni Di Stefano, Cesare Pietroiusti, Domenico Nardone

galleria Jartrakor, Roma, maggio-giugno 1985


comunicato stampa

   La mostra “Nuove avanguardie a Roma” sembra voler proporre un clima intellettuale d'altri tempi, una purezza utopistica ormai sostituita dalla furbizia, un rigore teorico ormai sommerso dal comune destino delle merci.
   Il mondo è diventato un supermercato e l'arte è l'etichetta che indica il prezzo di un semplice cosmetico: ogni parola in sua difesa è interpretata come pubblicità e non incuriosisce più di tanto. Nell'allestire questa mostra abbiamo perciò seguito il criterio meno fondato sulla appetibilità del prodotto e più fondato sui pregi della teoria.
   Abbiamo preso in considerazione un gran numero di artisti, alcuni dei quali già sulla rampa di lancio di ricchi e furbi mercanti , altri nemici di quelli e pronti a sostituirli sulla stessa strada, ma quasi sempre ciò che era diverso in loro era solo il modo di offrirsi, la confezione pubblicitaria del prodotto, non tanto il contenuto.
   Alla fine avendo preferito escludere chi non disponeva di una solida teoria anche se disponeva di un solido talento artigianale, ci siamo decisi per questi sette artisti: Anna Homberg, Stefano Fontana, Daniela De Dominicis, Sergio Lombardo, Giovanni Di Stefano Cesare Pietroiusti e Domenico Nardone. ( S.L.)

   La mostra pone a confronto gli eventualisti con l'altra ipotesi di avanguardia a partire dal campo dell'arte, nata dalla scissione di Domenico Nardone, che con Daniela de Dominicis apre la galleria Lascala ed organizza un gruppo di artisti: Salvatore Falci, Stefano Fontana e Pino Modica (detti poi per la loro provenienza i “Piombinesi”) i quali esordiscono collettivamente alla fine del 1984. Nel 1985 Nardone e De Dominicis presentano le mostre di Stefano Fontana, Contenitori ideologici, consistente in alcune cassette gialle con la scritta del titolo e una feritoia per imbucare, disposte per 15 giorni in spazi pubblici, e nel contenuto in esse raccolto; Pino Modica, Rilevamenti estetici, registrazione video prodotta dai passanti che cercano di utilizzare una sorta di “misuratore d'inclinazione” davanti alla Torre di Pisa; e di Salvatore Falci, Itaj-Doshin, lastre di vetro ricoperte di vernice nera e poste sui tavoli di ambienti pubblici dove vengono graffite dai frequentatori. Jartrakor ripropone del gruppo un solo artista, Stefano Fontana, insieme a De Dominicis e Nardone presentati come teorici-artisti.
Le opere esposte derivano quasi sempre da ricerche già presentate a Jartrakor o a Lascala: Per Anna Homberg da Modelli qualitativi (1985); per Stefano Fontana da Contenitori ideologici (1985); per Sergio Lombardo lo Specchio tachistoscopico e il progetto Concerto per 10 sguardi dei primi anni '70; per Giovanni Di Stefano dalle Prove di memoria (1985); Per Cesare Pietroiusti da Scusi, ero distratto (1985) per Domenico Nardone, dalla sua mostra a Lascala di Interpolazioni urbane (1984); manifesti pubblicitari con interventi anonimi, strappati dal loro contesto. Daniela De Dominicis presenta un modello meccanico della teoria delle catastrofi di Renè Thom.

da Paola Ferraris, Psicologia e Arte dell'evento. Storia eventualista 1977-2003, Gangemi editore, Roma 2005, pag. 101.

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