Lascala c/o il Desiderio preso per la coda, dicembre 1986
comunicato stampa
Lunedì 15 dicembre 1986, alle ore 19, alla galleria Lascala c/o il Desiderio preso per la coda, vicolo della Palomba, 23 – Roma, s'inaugurerà la mostra di ETTORE INNOCENTE dal titolo “CHIUNQUE...”. La mostra proseguirà nei giorni successivi, dal martedì alla domenica, dalle ore 20.00 alle 24.00.
La mostra presenta alcuni lavori di Innocente che risultano tutti composti da due elementi: un oggetto ed un enunciato che stabilisce le regole della relazione che il pubblico deve con questo intrattenere.
Negli enunciati, sistematicamente, figura l'impiego del pronome indefinito “chiunque”, da cui il titolo della raccolta.
Innocente appartiene, anagraficamente e per formazione, a quella generazione di artisti, emersa a Roma nei primi anni '60, che diede vita alla sfavillante stagione della “pop-art romana”. Sperimentata in prima persona l'esperienza dell' “ultima pittura possibile”, Innocente è stato tra i pochi, di quella generazione, ad aver trasferito la propria ricerca, stabilmente e senza ripensamenti di comodo, sul terreno, assolutamente non garantito, dell'extra-pittorico.
In questa chiave, il ruolo attivo del pubblico nel processo di definizione dell'arte è sempre stato al centro della sua problematica (emblematica la serie dei “Take one”, lavori in cui il pubblico veniva invitato ad impadronirsi di frammenti modulari dell'opera, che mutava così continuamente forma in relazione agli spostamenti nello spazio di tali frammenti).
Centralità di ruolo che i “chiunque...” raccolti in questa mostra ribadiscono nella forma forse più radicale, in cui l'interazione del pubblico con l'oggetto viene assunta come indispensabile per realizzare la promozione ad arte di quest'ultimo.
La mostra “Chiunque...”
raccoglie una serie di lavori di Ettore Innocente – alcuni dei
quali realizzati, altri rimasti allo stadio di progetto
(“Fluidiforme”, 1973) – che punteggiano irregolarmente la sua
produzione.
Il criterio che consente di
raccoglierli sotto un denominatore comune verte in primo luogo sulla
particolare configurazione di base che essi si trovano a condividere.
Ognuno di questi lavori appare infatti costituito da due elementi: un
oggetto e un enunciato.
Nell'ambito di tale
configurazione di base, si può osservare come alla componente
oggettuale siano consentiti – almeno apparentemente – dei margini
di variabilità più ampi di quelli ammessi per l'enunciato.
Consideriamo, a titolo di
esempio, Sette piastre speculari in acciaio inox... (1975).
L'enunciato, nella
fattispecie, è espresso nei seguenti termini:
Chiunque condensa il
proprio alito su una delle piestre
allora verifica il
tempo della propria esistenza
che in un linguaggio logico-matematico possiamo formalizzare nell'espressione:
∀x (yx--->fx)
dove ∀x
sta per “qualunque sia il valore di x” (1), y per
“condensare l'alito su una delle piastre”, f per
“verificare il tempo dell'esistenza” e il segno ---> per la
connessione “se..allora”.
Ad un livello più generale, questa
implicazione asserisce che tutti i valori di x che soddisfano la
condizione y soddisfano anche f, che è appunto la struttura
logica che si ritrova in tutti gli enunciati adoperati da Innocente
nei Chiunque...
Le regole che presiedono alla
formulazione dell'enunciato, identificabili nella struttura logica
testè evidenziata, stabiliscono per quest'ultimo dei vincoli che, in
linea teorica, non hanno corrispettivi per la scelta della componente
oggettuale. In maniera tale che l'unica condizione a cui deve
sottostare la scelta dell'oggetto diventa la possibilità di
formulare, in relazione ad esso, un enunciato del genere sopra
descritto.
Questa sostanziale indifferenza
emotiva nella scelta della componente oggettuale, nonché il suo
essere subordinata alle ragioni dell'enunciato – posizione che
risulta per certi versi analoga a quella assunta da Duchamp nei
confronti dei ready-made – ci spinge a cercare nelle
implicazioni dell'enunciato il significato di queste operazioni.
L'enunciato, come abbiamo visto,
consiste di una proposizione antecedente e di una conseguente.
L'antecedente stabilisce, per la relazione tra soggetto e oggetto,
delle modalità (“alitare”, “urlare”, “passare o fermarsi”,
etc.) che – ogni qual volta si realizzino – comportano
necessariamente la realizzazione di quanto asserito dalla
proposizione conseguente (“la verifica del tempo della propria
esistenza”, “la realizzazione di un lavoro di Ettore Innocente,
etc.).
In questo modo l'enunciato sottrae la
definizione dell'arte ad ogni correlazione con una particolare classe
di oggetti, radicandola, viceversa, nell'esperienza del soggetto, nel
cui ambito l'individua come una particolare modalità di relazione di
questo con gli oggetti.
Gli oggetti qui presenti, in altre
parole, non mostrano di possedere in permanenza, e, soprattutto, in
assenza di un oggetto che con essi interagisca quella qualità
artistica che, nondimeno, assumono temporaneamente ogni qual volta
abbia luogo l'interazione indicata dai rispettivi enunciati.
Orbene, proprio nella dinamica,
replicabile all'infinito, per cui l'oggetto si trova ad assumere e
dismettere continuamente da sé la qualità artistica, l'operazione
di Innocente si distingue radicalmente dalle già citate nomine
di Duchamp.
Laddove queste trasformano, in primo
luogo e stabilmente, lo status dell'oggetto – e solo come
conseguenza di questa trasformazione primaria modificano la sua
relazione con il soggetto – gli enunciati di Innocente trasformano
in primo luogo la relazione del soggetto con l'oggetto e solo
secondariamente e per un tempo sempre provvisorio lo status di
quest'ultimo.
Domenico Nardone
(1) Il campo di variabilità della “X”
è qui implicitamente circoscritto a tutti gli esseri viventi che
sono fisicamente in grado di svolgere l'azione prescritta
dall'enunciato.