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domenica 28 luglio 2013

Eric De Paoli, Segni, 2013

Eric De Paoli, Segni, 2013


Questo progetto artistico è ispirato dall’opera “N titoli” (1987) realizzata da Cesare Pietroiusti alla galleria Lascala c/o Il Desiderio preso per la coda. Lo scopo dell'artista era continuare uno studio precedente sulle forme di creatività ed espressività involontarie, come scarabocchi, grafismi distratti, etc. Imitandolo desideravo valutare l’efficacia dell’intervento e le sue potenzialità. Inoltre ero interessato all’idea di opera realizzata collettivamente, non solo con interventi volontari come lo scarabocchio, ma anche involontari come sporcare di cibo e bevande le tovaglie, lasciando vari segni e danni che avrebbero contribuito all’aspetto finale dell’opera.


Cesare Pietroiusti, N Titoli, diam. 70 cm., 1987
 
Cesare Pietroiusti, N Titoli, diam. 70 cm., 1987

Descrizione

La prima sperimentazione di “Segni” è avvenuta nel bar-pub UnionClub, il 17 febbraio 2013. Formalmente non si discosta molto da quella di Pietroiusti, se non per il fatto che i tavoli de "Il desiderio preso per la coda" erano tutti dello stesso tipo, circolari e di circa 70cm di diametro, mentre quelli dell'UnionClub sono tutti diversi e quindi ogni tovaglia è di forme e dimensioni diverse, alcune circolari, altre quadrate, altre rettangolari, etc. Inoltre, benché anche le mie tovaglie fossero bianche, non avevano immagini stimolo come quelle di Pietroiusti. L'unico indizio sul da farsi erano pennarelli, matite e penne abbandonate su ogni tavolo, di colori variabili. Inoltre nel mio caso le tovaglie non sono state raccolte, ma sono rimaste dalle 18.30 fino all'orario di chiusura del locale, verso le ore 2:00 di notte. Più gruppi di persone sono intervenuti sulle tovaglie, i primi trovandole bianche e tutti gli altri trovando man mano stimoli sempre nuovi su di esse, potendoli continuamente rielaborare. Molte tovaglie sono rimaste danneggiate dall'usura, ma anche questo faceva parte dell'intervento. L'idea era far sì che ogni tovaglia fosse un’opera collettiva, testimonianza di un vissuto attraverso il suo utilizzo.
 
Eric De Paoli, Segni UnionClub, diam. 60 cm., 2013
 
Eric De Paoli, Segni UnionClub, dimensione ignota, 2013

Un altro esperimento è stato fatto il giorno 3 marzo 2013, sempre all'UnionClub, questa volta con diverse tovaglie in formato A3 e i soliti pennarelli su ogni tavolo. Questi esperimenti liberi hanno prodotto interesse e in alcuni casi “scatenato” l'espressività dei clienti.

La documentazione video e fotografica raccolta testimonia come alcuni momenti della serata abbiano visto interi tavoli lavorare alacremente alla "decorazione" delle tovaglie. Gli interventi variano molto da scritte a immagini stereotipate, fino a figure realmente espressive di contenuti emozionali interiori. I primi due esperimenti mi hanno dimostrato come una semplice stimolazione, una superficie bianca e dei pennarelli, risveglino l’impulso di esprimersi.

Eric De Paoli, Segni UnionClub, cm. 33x48, 2013
 
Eric De Paoli, Segni UnionClub, cm. 33x48, 2013

Prima di questo lavoro, il 24 febbraio, al locale ShuClub in via Molino delle Armi a Milano, ho sperimentato un altro approccio. Ho modificato il formato dei fogli in A4 ed è stato aggiunto uno stimolo "pop": la firma "Picasso" in un angolo del foglio. Alla base di questo intervento c’è l’idea di verificare se e come uno stimolo potesse orientare l'espressività dei clienti. La firma di Picasso è stata scelta perché è uno stimolo riconoscibile da tutti, non solo per la fama dell’artista, ma anche grazie alla famosa casa automobilistica che ha prodotto un'auto “firmata” con il suo nome. Inoltre non c'è quasi nessuno che non conosca Picasso e che non associ alla sua figura idee di avanguardia artistica, talento e genio. La supposizione che ho fatto riguardo ai possibili esiti dell'esperimento era che la firma "Picasso" avrebbe indotto a realizzare forme cubiste e che quindi i clienti sarebbero stati condizionati nel loro modo di intervenire. Di questa serata non è stata raccolta documentazione, ad eccezione di alcuni fogli elaborati dai clienti. Da essi è possibile riscontrare che la firma "Picasso" ha sortito il suo effetto: in alcuni casi sono stati realizzati interventi che ricordano il cubismo, in altri c'è stata una maggiore applicazione nel realizzare un disegno di qualità. Insieme a questi interventi ce n'erano altri del tutto indipendenti dallo stimolo, che era stato ignorato deliberatamente o inconsapevolmente.
Eric De Paoli, Segni ShuClub, cm. 24x33, 2013
 
Eric De Paoli, Segni ShuClub, cm. 24x33, 2013

La sperimentazione in questa direzione è momentaneamente ferma a causa di un evento inizialmente non previsto, verificatosi all'UnionClub: alcuni clienti hanno apprezzato molto “Segni” e hanno chiesto quando l’esperimento sarà riproposto. Questo da un lato testimonia l'efficacia dell'intervento e dimostra l'effettivo piacere e bisogno di esprimersi da parte delle persone, da un altro invece rende impossibile continuare la sperimentazione in quel luogo, perché ogni successivo intervento sarà potenzialmente falsato dalla consapevolezza che si tratta di un'operazione artistica. Sarà dunque necessario trovare altri spazi e altri metodi per proseguire l'indagine.

UnionClub


Considerazioni

“Segni” ha alcune caratteristiche che lo differenziano da “N titoli” di Pietroiusti. Lo scopo primario in Pietroiusti era l’analisi e lo studio psicologico dell’espressività involontaria, mentre nel caso di Segni questo scopo è secondario. L’obiettivo primario è indurre le persone ad esprimersi liberamente in un contesto non deputato a questo scopo, in questo caso il bar-pub. Lo stimolo rappresentato dal trovare materiale da disegno o scrittura con fogli e tovaglie su cui lavorare è sufficientemente inusuale da riportare l’attenzione qui-e-ora, come per ma implica anche la proposta di impegnarsi in un’attività espressiva che in alcuni casi è risultata essere volontaria e creativa. Ciò che è avvenuto all’UnionClub e allo Shu Club è stato, in molti casi, un impegno creativo volontario e consapevole, soprattutto allo Shu, grazie allo stimolo della firma “Picasso” che ha indotto alcuni a ricercare forme cubiste ed interagire in vario modo con la firma o “l’idea di Picasso”.
Quindi la stimolazione operata da “Segni” si configura come un’induzione esplicita ad esprimersi. Ritengo che l’espressività personale, ma anche la consapevolezza soggettiva di ciò che realmente sentiamo e desideriamo, siano campi fortemente condizionati ed influenzati dalle modalità standard di vita e comunicazione. Gli impulsi più autentici della nostra personalità vengono spinti nell’Inconscio perché non interferiscano con il sistema in cui viviamo.
Attraverso le forme inconsapevoli di creatività, come gli scarabocchi, e quelle più consapevoli, questi impulsi soppressi possono tornare alla luce, ed è possibile prenderne coscienza. “Segni” lavora in questo campo e l’espressività tramite la creatività, volontaria e involontaria, è il suo scopo primario. A tal fine mi sono inserito nelle ricerche condotte sull’argomento da Pietroiusti e mi sono avvalso di alcune indagini psicologiche sull’espressività involontaria, non tanto per che cercare di contribuire ad esse, quanto per indagarne le potenzialità “liberatorie” ed estetiche.







giovedì 4 luglio 2013

Stefano Fontana, Oggetti Smarriti, 1987

Stefano Fontana, Oggetti Smarriti, 1987


In una piccola cittadina della Toscana, caratterizzata da un notevole flusso turistico, l'artista ha disseminato “a random” circa 500 rettangolini di legno (6x4 cm.) di diverso colore. Tutti i rettangolini recavano sulla faccia posteriore una piccola piastra magnetica.
Nella piazza principale – punto di passaggio obbligato dell'itinerario turistico – era stata collocata in bella vista una lavagna metallica.


Sui muri della cittadina erano inoltre stati affissi dei manifesti che raffiguravano alcuni rettangolini sormontati dalla scritta “OGGETTI SMARRITI”.
Connettendo tra loro gli elementi descritti, i turisti hanno preso ad attaccare sulla lavagna i rettangolini che casualmente avevano trovato.
Ogni ora circa, senza farsi notare, l'artista sostituiva la lavagna con una nuova. Dal momento che questa operazione ha avuto il corso di una intera giornata, ne sono risultate 10 configurazioni successivamente rese stabili dall'artista.



I rettangolini, i manifesti e la lavagna fondano un sistema di possibilità virtuali – praticamente infinite – entro cui l'opera può essere realizzata. Allo stesso tempo questi elementi definisono i termini di una situazione-problema che l'artista introduce, in maniera inapparente e non esplicita, nel clichè di una visita turistica.
La realizzazione dell'opera scaturisce dal rovesciamento di un comportamento largamente codificato. Essa va infatti a compimento solo se, da una pratica di appropriazione ed eventuale restituzione dietro ricompensa, la situazione creata dall'artista riesce ad ottenere una condotta di retituzione gratuita.
Nel dettaglio, è probabilmente il piacere estetico nel comporre delle forme multicolori sulla lavagna a consentire il superamento dell'interesse pratico di appropriazione.
Ed è proprio questa emancipazione del comportamento indotto dal principio di utilità che regola la vita quotidiana – che la realizzazione dell'opera assume a suo necessario presupposto -a costituire il senso ultimo di questo lavoro di Stefano Fontana. (D.N., Scheda tecnica dell'opera per lo Studio Casoli, 1987)  

Stefano Fontana, Oggetti Smarriti n.4, cm. 70x100 c.ca, tecnica mista su metallo, 1987