di Alessandra
Pioselli
Relazione per il convegno “L'Arte Relazionale prima di Nicolas Bourriaud. Gli anni '80 e '90 in Italia: Gruppo di Piombino – Progetto Oreste -Stalker”, Macro Asilo, Roma 16 marzo 2019.
Pubblicato negli Atti del Convegno, a cura di Francesca Franco, Macro Asilo Diario, fasc. 16/03, Roma 2019.
Pubblicato negli Atti del Convegno, a cura di Francesca Franco, Macro Asilo Diario, fasc. 16/03, Roma 2019.
I
Piombinesi calibrano la distanza anche dalle coeve tendenze
neo-espressioniste, post-astrattiste e citazioniste che postulano in
vari modi, tra gli altri aspetti, il ritorno all’immagine. Falci
ricorda il bisogno di andare nella direzione contraria
all’affermazione dell’autorialità dell’artista, identificata
nei cosiddetti “ritorni alla pittura”, verso una dimensione più
aperta e non competitiva, verso l’altro11.
Pietroiusti domanda come misurarsi con i ritorni all’immagine
pittorica12.
Gli artisti del Gruppo di Piombino non rinunciano all’immagine ma
provano che può essere il risultato della gestualità quotidiana. La
processualità diventa di nuovo centrale. Le operazioni dei
Piombinesi si svolgono in luoghi extra-artistici. In galleria si
verificano i dati ottenuti e i materiali manipolati dalle persone.
L’artista è artefice del prelievo del dato. Falci lo chiama
ready-made
esperienziale13.
L’opera è frutto di una serie di parametri e il caso gioca un
ruolo rilevante. La matrice è nel Situazionismo e altrettanto nelle
pratiche concettuali. Questo modo di procedere torna a mettere in
dubbio lo statuto dell’autore, dell’opera e della cornice
espositiva, come fa Sosta
15 minuti,
operazione “illecita” all’interno della cornice istituzionale.
Alla metà degli anni ottanta sono diverse le voci che si allontanano
dai postmodernismi pittorici e affini. Tra il 1985 e il 1988 diventa
più evidente. Nardone difende il progetto moderno dell’avanguardia:
una presa di posizione militante sul ruolo dell’opera e dell’autore
contraria alle formulazioni citazioniste e transavanguardiste, che si
esercita attraverso una strategia di coesione tra artisti, critico e
gallerista. Gli artisti del Gruppo di Piombino partono a una data
precoce e con le peculiarità di cui si è detto. Nella prima metà
degli anni ottanta essi sono tra i pochi, se non gli unici, a testare
in modo programmatico la pratica nello spazio urbano. Il lascito
dell’esperienza dei Piombinesi sta nel considerare l’artista
colui che sollecita comportamenti prima che produrre oggetti e
l’opera un processo relazionale, nella messa in crisi
dell’autosufficienza dell’opera, nella creazione di
micro-situazioni, nel valore dato agli elementi del vissuto e del
quotidiano. La dimensione relazionale delle pratiche diventa evidente
in Italia tra gli ultimi anni ottanta e la prima metà dei novanta,
ma la definizione di “arte relazionale” non tiene conto della
pluralità delle interpretazioni. Le esperienze italiane esprimono,
oltre a ciò, caratteristiche distintive rispetto alla nota
argomentazione di Nicolas Bourriaud14.
Ancora la “relazionalità” diventa qualcosa di diverso rispetto
alla visione del Gruppo di Piombino. Comunque, non si sentirà più
la necessità di ribadire la distanza dagli anni settanta.
Note
1
A. Vettese, Falci,
Fontana, Modica, Pietroiusti,
in “Flash Art”, Milano, n. 188, gennaio-febbraio 1988,
recensione della prima collettiva dei quattro artisti in galleria
presso lo Studio Casoli e Il Milione di Milano.
2
Pietroiusti si unisce a Falci, Fontana e Modica nel 1987, in
occasione della mostra presso lo stand di Sergio Casoli alla II
Internazionale d’Arte Contemporanea
di Milano, quando i quattro artisti sono presentati per la prima
volta come Gruppo di Piombino.
3
Nel 1985 Nardone propone le prime mostre personali in galleria dei
tre di Piombino, con questi lavori.
4
D. Nardone, Ritorno
a Piombino (Roma,
Galleria Primo Piano, gennaio-febbraio
1999), Galleria Primo Piano, Roma 1999, s.p.
5
Il Centro Studi Jarkator è fondato da Sergio Lombardo a Roma nel
1977 con l’aiuto di Cesare Pietroiusti e di Anna Homberg. Lombardo
fissa i principi dell’Eventualismo cui Nardone dà un fondamentale
apporto sulle pagine della Rivista
di Psicologia dell’Arte,
dopo aver avvicinato il Centro nel 1979.
6
Cesare Pietroiusti vi partecipa fino al 1985.
8
D. Nardone (a cura di), Salvatore
Falci Stefano Fontana Pino Modica Cesare Pietroiusti (Firenze,
Galleria Vivita - Milano, Studio
Casoli, 6
febbraio - 2 aprile
1988),
Galleria Vivita-Studio Casoli, Firenze-Milano 1988, p. 8.
9
Ivi, p. 9.
10
E. Crispolti (a cura di), Una
nuovissima generazione nell’arte italiana
(Siena, Fortezza Medicea, agosto 1985), Edizioni Periccioli, Siena
1985, s.p. Crispolti avvertì la necessità di creare in mostra la
sezione Azione
partecipata
apposta per i tre artisti.
11
Salvatore Falci, testimonianza rilasciata a chi scrive, 2013, in A.
Pioselli, L’arte
nello spazio urbano. L’esperienza italiana dal 1968 a oggi,
Johan&Levi, Monza 2015, p. 106.
12
Pietroiusti, testimonianza rilasciata a chi scrive, 2013.
13
Falci, testimonianza rilasciata a chi scrive, 2013, in A. Pioselli,
op. cit., p. 109.