Giulia de Santis, Il Gruppo di Piombino e l’arte relazionale dagli anni sessanta
ad oggi, tesi di diploma, Accademia Albertina di Belle Arti, Torino, 2021.
Introduzione
Con l’elaborazione della tesi dal titolo
Il Gruppo di Piombino e
l’arte relazionale dagli anni sessanta ad oggi si è voluto esaminare,
approfondire e valorizzare l’esperienza del Gruppo dalla metà degli anni Ottanta
fino agli inizi anni Novanta, permettendomi di ripensare a come sono riusciti,
in maniera soddisfacente, a ragionare sui problemi legati alla realtà che li
circondava. L’esperienza piombinese fu il risultato della convergenza di due
contesti operativi: il Gruppo 5 a Piombino e il critico d’arte Domenico Nardone
a Roma, affacciatosi dapprima al Centro di Studi Jartrakor, fondato da Sergio
Lombardo, per poi - necessitando di portare la sperimentazione artistica fuori
dai luoghi deputati all’arte, in spazi in cui le convenzioni d’uso e di
contemplazione stereotipata dell’oggetto non possano inibire i comportamenti
individuali – allontanarsi dal Gruppo di Jartrakor e fondare la galleria Lascala
a Roma nel 1983. Nell’elaborato di tesi si vuole inoltre ricostruire un ante e
un post Gruppo di Piombino, analizzando gli esordi dell’arte pubblica in Italia
nei decenni Sessanta e Settanta con i modelli delle prime mostre e happening
nello spazio urbano, come
Parole sui muri (1967-1968),
Arte Povera + azioni
Povere (1968),
Al di là della pittura (1969),
Campo urbano. Interventi estetici
nella dimensione collettiva urbana (1969) ed infine
Volterra ’73 (1973). Ho
trattato delle posizioni militanti tra arte e politica che animarono gli anni
Settanta e della stagione dei collettivi, tutti formatici per condivisione di
ideali politici: Il Collettivo Autonomo di Porta Ticinese, Gli Ambulanti, Il
Gruppo Salerno 75 e il Laboratorio di Comunicazione Militante. Questi
risultarono i gruppi più attivi, la cui volontà comune fu di riesaminare le
logiche dell’autorialità, di dare sostanza alla parola società, di estendere la
creatività ad una collettività chiaramente identificata nei soggetti sociali, di
criticare la cultura istituzionale e di inventarsi luoghi alternativi di
produzione (1). Dall’esperienza di Maria Lai ad Ulassai nel 1981 con
Legarsi
alla montagna venne rimesso in gioco l’assunto del coinvolgimento attivo di un
pubblico percepito come “soggetto”, dopo la transizione spartiacque incarnata
dalla crisi di ideologie e dai vari ritorni alla pittura ed al privato (2);
compaiono riscritture dei nessi tra artista, pubblico e contesti territoriali.
Queste esperienze “relazionali” – di cui fanno parte la sopracitata Maria Lai,
il Gruppo di Piombino e Wurmkos - possono essere considerate dei “ponti” che
traghettano dagli anni Settanta agli anni Novanta, nei quali avviene la
diffusione di pratiche relazionali ed urbane, con personalità come Umbaca,
Progetto Casina, Premiata Ditta, Artway of Thinking, Emilio Fantin, Eva
Marisaldi, Cesare Viel, Marco Vaglieri, Annalisa Cattani, Marianne Heier, Nicola
Pellegrini, Ottonella Mocellin, il gruppo Stalker, la curatela del collettivo
a.titolo e molti altri. Si ridesta l’interesse per lo spazio cittadino in
concomitanza con i cambiamenti sociopolitici su scala nazionale ed
internazionale e si ritrovano affinità e discontinuità con le esperienze degli
anni Sessanta e Settanta. L’elaborazione arriva fino agli anni più recenti in
cui vi è un “ritorno” di azioni partecipative ed urbane (3). Ho voluto procedere
per ordine cronologico per poter osservare i mutamenti in base alle esigenze
storiche, attraverso i passaggi generazionali degli artisti, focalizzandomi su
alcuni casi studio scelti in base alla loro rilevanza storica. Ho reperito
diverso materiale fotografico messo a disposizione da diversi autori citati
nell’elaborato, ringraziando in particolar modo Salvatore Falci, Stefano
Fontana, Pino Modica, Cesare Pietroiusti e Domenico Nardone nella ricostruzione
della loro esperienza piombinese.
Note:
(1) Alessandra Pioselli, L’arte nello
spazio urbano. L’esperienza italiana dal 1968 ad oggi, Johan & Levi editore,
2015, p 59
(2) Alessandra Pioselli, Arte e scena urbana. Modelli di intervento e
politiche culturali pubbliche in Italia tra il 1968 e il 1981, in L’arte
pubblica nello spazio urbano, a cura di Carlo Birrozzi e Martina Pugliese, Bruno
Mondadori, 2007, p.31
(3) Alessandra Pioselli, L’arte nello spazio urbano.
L’esperienza italiana dal 1968 ad oggi, Johan & Levi editore, 2015
SOMMARIO
INTRODUZIONE..........................................................................4
CAPITOLO
I...................................................................................7
1.2
Modelli di mostre e di happening nello spazio urbano...............10
1.3
La militanza tra arte e politica: la stagione dei
collettivi............23
CAPITOLO
II..................................................................................37
2.2
Non c’è arte senza politica: Maria Lai, Legarsi
alla montagna..39
2.3
Le esperienze del Gruppo di
Piombino.......................................44
CAPITOLO
III................................................................................81
3.2
Gli esordi di
Wurmkos................................................................82
3.3
Relazioni, deambulazioni ed identità nella città postindustriale.85
CONCLUSIONE.............................................................................112
BIBLIOGRAFIA.............................................................................114
SITOGRAFIA..................................................................................116
APPENDICE....................................................................................117
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