Da Siena a Firenze, (quasi) 40 anni dopo.
La prima volta che i tre artisti (Salvatore Falci, Fontana e Modica), che insieme a Cesare Pietroiusti e Domenico Nardone, daranno vita al sodalizio noto come Gruppo di Piombino, furono invitati ad esporre in una mostra pubblica fu in occasione di “Una nuovissima generazione nell'arte italiana”, una mostra curata da Enrico Crispolti ed allestita nella Fortezza medicea di Siena nell'agosto del 1985. Il critico riconobbe e individuò nel loro modus operandi delle peculiarità che li rendevano diversi dagli altri artisti invitati, tanto da spingerlo a creare una sezione della mostra espressamente a loro dedicata - a cui diede il titolo di “Azione partecipata” - e che così definì in catalogo:
L'artista non propone un'opera, ma un'azione; e non un'azione individuale, ma tipicamente un'azione collettiva (pur attraverso opzioni individuali altrui). Il suo fare si realizza interamente nella partecipazione degli altri. Naturalmente la sollecitazione è comportamentale, psicologica, ideologica, tocca zone profonde, istintualità, resistenze, liberazioni. L'artista propone oggetti da usare, e realizza il senso del proprio intervento attraverso la verifica delle corrispondenze, delle risposte, dunque la loro lettura.
Oggi quelle stesse opere esposte a Siena quasi 40 anni fa, sono di nuovo insieme qui a Firenze in occasione di “Wails & Words on Street Art”.
OPERE IN MOSTRA
Contenitori ideologici di Stefano Fontana. Cinque cassette di pvc, di colore giallo e con sopra stampigliata la scritta in nero "Contenitore ideologico", vennero installate dall'artista, per un periodo di circa quindici giorni, in alcuni spazi pubblici (es. l'atrio di una scuola). I contenitori, provvisti di feritoia per imbucare, somigliavano vagamente alle cassette per la posta o a quelle che in alcuni luoghi particolari venivano destinate a ricevere i "suggerimenti per migliorare il servizio". L'opera fu presentata per la prima volta alla galleria Lascala di Roma nell'aprile 1985. Ogni contenitore venne esposto con accanto il contenuto in esso rinvenuto.
Rilevatore estetico di Pino Modica. L'artista aveva progettato uno strumento che apparentemente serviva a misurare il grado d'inclinazione della Torre di Pisa. In realtà esso celava al suo interno una telecamera, che veniva attivata da un interruttore a campo elettromagnetico ogni qual volta qualcuno accostava l'occhio all'oculare. Il Rilevatore fu successivamente esposto alla galleria Lascala nel novembre del 1985 assieme al breve cortometraggio - intitolato Rilevazioni estetiche - realizzato dagli involontari operatori che, di volta in volta avevano inconsapevolmente attivato la telecamera.
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