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mercoledì 17 febbraio 2016

Non serve un critico

Non serve un critico
di Cesare Pietroiusti e Alfredo Pirri

Il rapporto tra artista e critico è concepibile soltanto come quello fra compagni di strada e creatori di idee e di forze.
Non serve un critico che vagabonda fra opere e linguaggi mascherando il proprio non essere con il non essere del mondo.
Non serve un critico compilatore di novità successive alla Transavanguardia e generico accertatore di cambiamenti di clima.
1 - l'impegno etico del fare rispetto alla suprficialità estetica dell'immaginare;
2 - la volontà di costruire un rapporto diretto con l'esperienza e con il lavoro contrapposto all'omologazione;
3 - la freddezza ascetica di un progettare piuttosto che il calcolo della freddezza critica;
4 - un tendere e un direzionarsi rispetto al nomadismo e all'intertestualità;
5 - il rapporto riconoscente e costruttivo con la realtà, dal sapere e potere degli artigiani al sapere e potere dell'interazione fra uomini e fra uomini e cose.

in Roma Arte oggi, a cura di Ennio Borzi e Mirella Chiesa, introduzione di Filiberto Menna, testo critico di Paolo Balmas, Politi Editore, Milano 1988.


Ennio Borzi era un imprenditore e collezionista romano - già socio di Bruno Sargentini nella galleria L'Attico - che intendeva costituire a Roma un museo di arte contemporanea dedicato agli artisti che vivevano e operavano nella città. In questa prospettiva aveva acquistato, tra gli altri, alcuni lavori di Pietroiusti dallo Studio Casoli poco dopo la mostra del gruppo nel novembre del 1987. Quando l'anno successivo Ennio Borzi pubblicò il catalogo della sua collezione relativo agli anni '80, Pietroiusti e Pirri decisero di pubblicarvi il testo scritto a due mani sopra riportato.







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