Nell'83 Domenico Nardone, singolare figura che tenta di coniugare in modo inedito il ruolo del critico con quello del gallerista, si distacca [dal gruppo di Lombardo, ndr] e apre a San Giovanni lo spazio La Scala dove l'anno seguente inizia il lavoro con i cosiddetti Piombinesi (Salvatore Falci, Stefano Fontana, Pino Modica) interessati alle valenze sociali e antropologiche dell'arte, con l'attenzione ai comportamenti comuni e la ricerca di nuove e non ortodosse possibilità di formalizzazione. Nardone e la giovanissima De Dominicis ne curano la prima mostra collettiva con il lavoro delle seggioline a cui nell'85 seguono le personali: Modica con un rilevatore estetico, Falci con i tavoli neri graffiabili posti alla stazione, Fontana con il contenitore ideologico posto fuori da una scuola, da una banca...dove ognuno poteva mettere quel che voleva. Sono notevoli due fatti: il richiamo (anche se probabilmente involontario) al lavoro di artisti come Mambor e lo stesso Lombardo per l'aspetto interattivo e Ufficio di Immaginazione Preventiva (Catalano, Benveduti e Romeo avevano esposto a La Scala [Catalano, Benveduti e Romeo, La Ricerca dell'oro, Lascala, Roma, maggio 1985, ndr] per l'aspetto ideologico e l'oggettiva sintonia con le ricerche che di lì a poco si svilupperanno in America sul tema dell'ideologia. Alla fine degli anni Ottanta infatti il valore dell'ideologia, che era stato tipico dell'arte europea (pensiamo al libro di Bonito Oliva del '76
Europe-America. The different a ant-gardes e alla sua distinzione tra Europa: l'ideologico e America : lo statistico) diviene appannaggio caratteristico dell'arte americana. Nell'86 ai Piombinesi si aggiunge Pietroiusti mentre Nardone apre il bar-galleria La Scala c/o Il Desiderio preso per la coda: la prima performance è impressionante. Marino Vismara e Terry Fox aprono ostriche con le mani e le offrono insanguinate agli ospiti. Ma è nell'87 che ci sarà un vero e proprio punto di svolta con l'entrata in gioco di interessi non romani: inizia il rapporto con il giovane gallerista Sergio Casoli (il diverso destino delle gallerie di Casoli e Nardone è sintomatico del diverso clima delle due città: fertile a Milano per i giovani artisti, apatico, se non ostile, a Roma, forse oberata dalla presenza di grandi artisti delle precedenti generazioni, laddove a Milano i giovani colmarono un vuoto, e stremata anche nelle più volenterose gallerie, probabilmente molto più dura in una capitale in cui mai ha regnato il mercato dell'arte). Nel gennaio del'87 Pietroiusti presenta nella personale al Desiderio tovaglie di carta che le persone scarabocchiavano ( la mostra si svolgerà in due tempi: nella seconda fase le tovaglie già segnate verranno appese al muro e questo muterà il rapporto del pubblico con esse).
Considerando quindi questa linea di lavoro, non stupisce che Cesare Pietroiusti, abbia deciso, per l'odierna Quadriennale, di ampliare l'invito ad artisti con cui egli lavora e che non erano stati rappresentati e che essi abbiano proposto un ulteriore ampliamento configurando una sorta di interno Salon des Refusés come progetto collettivo. Nell'88 Nardone apre Alice con la mostra di Alfredo Pirri, nell'89 ci saranno i Piombinesi che includono ormai anche Pietroiusti e più tardi Arienti, mentre il ciclo si chiuderà con Storie, prima ad Alice e al Campo che le si affianca, poi nelle due gallerie di Casoli e infine da Noire a Torino (Bond, Doherty, i Piombinesi...a cura di Christov-Bakargiev e Nardone)
da Laura Cherubini, Roma e altro, in catalogo XII Quadriennale di Roma. Italia 1950-1990 , Ultime generazioni , Edizioni de Luca, Roma 1996
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