L'ARTE COME TRASFORMAZIONE DELLA PRATICA SOCIALE:
L'OPPOSIZIONE MILITANTE
di Domenico Nardone
relazione al convegno L'altro da sè alterità e differenza nella ricerca artistica contemporanea, Fondazione Adriano Olivetti, Roma 3-4 giugno 2002.
relazione al convegno L'altro da sè alterità e differenza nella ricerca artistica contemporanea, Fondazione Adriano Olivetti, Roma 3-4 giugno 2002.
pubblicato con il titolo Dall'arte subliminale all'opposizione militante in
1.1. Al montare e all'irrigidirsi delle stereotipie e degli automatismi di ripetizione, in cui si fissano le relazioni percettive e comportamentali che finiamo per intrattenere con gli oggetti e le immagini che ci circondano, l'arte ha opposto negli ultimi decenni delle strategie subliminali di contrasto.
Queste strategie sono state inizialmente elaborate e messe a punto nel seno di un'avanguardia - in particolare dal cosiddetto Gruppo di Piombino - attiva all'interno del sistema dell'arte nella seconda metà degli anni '80.
Il rinvenimento di analogie e similitudini linguistiche con le strategie di contrasto messe in opera a livello di comportamenti diffusi - e non più necessariamente riconducibili al sistema dell'arte costituito – è stato da me sviluppato nel breve saggio L'Avanguardia di Piombino e il movimento subliminale diffuso, apparso sul primo numero della nuova serie di Arte.it (giugno 2000). Più specificatamente i comportamenti diffusi sono stati analizzati e teoricamente definiti nei termini di disordinazioni da Edoardo De Falchi nel suo Non è vero, edito da Odradek (1998).
Le correlazioni e la continuità esistenti tra le opere del Gruppo di Piombino e le disordinazioni dimostra in primo luogo come un'esperienza - quella appunto del Gruppo in questione - per quanto fortemente e apertamente osteggiata dalla critica ufficiale e dal mercato - nondimeno si trovi ad informare profondamente la cultura e la pratica antagoniste e d'opposizione reale. Anzi, è proprio il rilevamento di questo fall out a livello dei comportamenti diffusi che ci consente, a ragione, di parlare del Gruppo di Piombino nei termini di un'avanguardia, giacchè un'avanguardia senza seguito, senza cioè un movimento diffuso che ne riprenda e ne rilanci i modelli di comportamento su scala più vasta, è una pura contraddizione in termini (1).
1.2. Nel corso degli anni '90, il processo di stereotipizzazione della vita quotidiana ha subito una brusca accelerazione a seguito di un sostanziale mutamento intervenuto nella politica aziendale delle multinazionali. Il progressivo sganciamento dei marchi dai prodotti che pure continuano a sottendere - ben esemplificato dalla rapida e massiva dismissione da parte delle multinazionali del processo di produzione, oggi delegato e subappaltato quasi per intero alle export processing zone del Terzo Mondo - determina un trasformazione profonda di quanto viene da esse diffuso e mercificato. In altre parole, come acutamente osservato da Naomi Klein nel suo No Logo, il saggio di culto del movimento antiglobalizzazione, ciò che viene diffuso e venduto ai consumatori di tutto il mondo non più un prodotto, la cui qualità è garantita da un marchio, ma il marchio in se stesso, il marchio come concetto, come stile di vita che si connota per il possesso di una serie di oggetti. Attraverso la diffusione transnazionale dei marchi, si diffonde in realtà per il mondo una world-wide style culture, una cultura globale, che offre modelli d'identificazione precostituiti e standardizzati.
Nella pratica del gruppo di Piombino prende forma molto precocemente, segnatamente nei photo-objects realizzati da Cesare Pietroiusti a partire dal 1986, una strategia di resistenza alla penetrazione e diffusione di questi modelli d'identificazione precostituiti.
La riproposizione in scala gigante - alla stregua di un monolite pubblicitario - di un pacchetto di sigarette Camel (Camel I, 1986), la cui iconografia è stata vistosamente alterata e sconvolta dalla manipolazione involontaria di un anonimo consumatore, emerge come uno scarto brusco, una deviazione imprevista e imprevedibile dalla declinazione pedissequa dello schema d'interazione precostituito, a cui l'artista conferisce dignità e spessore di modello antagonista, sfruttando le stesse tecniche di diffusione (la trasformazione del piccolo oggetto in monolite) della sua forma stereotipata (2).
Cesare Pietroiusti, Ultra, cibachrome su struttura in legno laccato, diam. cm. 123, h. cm.38, 1987
1.3. L'Unione Depauperati Consapevoli di Stefano Fontana fa la sua prima apparizione a Bologna nel 1996, con l'installazione in una piazza di un tavolo per la raccolta di adesioni, nel contesto più ampio della mostra Arte instabile.
Dall'ottobre del 2000 è attivo un sito internet (http://www.infol.it/depauperati) attraverso cui è possibile aderire all'Unione. Dal 26 gennaio 2001, e per tutto il mese successivo, la galleria Alice&Altrilavoriincorso di Roma è stata trasformata in una 'sezione distaccata' dell'Unione, in cui venivano svolte attività di tesseramento, propaganda - attraverso la distribuzione di depliant, portachiavi con il simbolo dell'Unione, spillette, adesivi, etc. - e raccolta fondi. In concomitanza con il periodo di apertura di questa sezione distaccata, l'Unione ha anche realizzato uno spot promozionale della durata di circa 3 minuti che stato mandato in onda integralmente dalla trasmissione televisiva Blob (RAI 3, 9-2-2001 ). A tutt'oggi, l'Unione ha un suo presidente, Stefano Fontana, un suo comitato direttivo e ha superato le quattrocento adesioni.
Stefano Fontana, Unione Depauperati Consapevoli (tavolo per la raccolta di adesioni), Bologna, 1996
1.4. Alle recenti elezioni per il rinnovo del consiglio comunale della città di Roma (maggio 2001), l'artista Ciriaco Campus ha presentato la propria candidatura nella lista civica Roma per Veltroni. La sua propaganda elettorale ha utilizzato esclusivamente tecniche di comunicazione a bassissimo costo: comunicati stampa, e-mail, short message telefonici, pochissime locandine e cartoncini realizzati con stampa da plotter, etc.
Alla conta dei voti, la sua candidatura ha raccolto 70 preferenze che, seppure insufficienti per l'elezione, non rappresentano un risultato molto distante dalla quota necessaria (circa 300).
I testi di alcuni comunicati stampa, divulgati dall'artista nel corso della sua campagna elettorale, ne chiariscono il tono:
By Life, azienda di provocazione etica con finalità politiche, rivolge un caloroso augurio al candidato artista Ciriaco Campus, n.13 della Lista Veltroni per Roma, nel giorno del suo onomastico (e-mail divulgata realmente nel giorno di S.Ciriaco)
Ciriaco Campus, manifesto elettorale, cm. 100x150, 2001
Pubblichiamo gli esiti al 26-4-2001 del sondaggio commissionato al Centro Sondaggi Bufalotta di Roma, in ordine alla campagna elettorale dell'artista CIRIACO CAMPUS, sostenuto dall'azienda di provocazione etica con finalità politiche BY LIFE, candidato al Comune di Roma nella Lista civica Roma per Veltroni.
Ad un campione di numero 128 artisti appartenenti alle diverse aree espressive sono stati rivolti i seguenti quesiti:
1. Conosce il candidato artista Ciriaco Campus?
2. Voterebbe questo candidato?
I risultati sono stati i seguenti:
Quesito n.1 79 sì 32 mi pare 17 no
Quesito n.2 48 sì 44 non so 36 no
E' stato commissionato un altro sondaggio ad un campione più rappresentativo che sarà pubblicato nei prossimi giorni (e-mail).
Oggi, alle ore 17.30, il candidato artista CIRIACO CAMPUS, n.13 della lista civica Roma per Veltroni - sostenuto da BY LIFE, azienda sovranazionale di provocazione etica con finalità politiche, fondata nel 1997 - ha iniziato il tour elettorale che lo porterà nei prossimi giorni in vari quartieri romani del centro e della periferia.
Il comizio, a cui hanno partecipato numerosi sostenitori e simpatizzanti, si è tenuto in via degli Orti d'Alibert, roccaforte elettorale del candidato, che ha parlato sul tema dell'Identità come merce.
Dopo il comizio, il candidato ha raccolto attestati di stima ed affetto da tutti gli intervenuti. Un particolare sostegno gli è giunto dall'artista Andrea Fogli che ha offerto entusiasta la sua personale disponibilità a sostenere la campagna elettorale del candidato artista Ciriaco Campus, a cui ha contribuito anche con un versamento in denaro (e-mail).
Il 13 maggio dipingi il tuo voto di rosso:vota Campus (sms).
1.5. Nel corso dell'ultima edizione di Extempore (6-10 giugno 2001) - un simposio degli studenti delle Accademie di Belle Arti organizzato annualmente dal Comune di Suvereto - Y Liver (David Liver e Rugiada Cadoni) hanno affisso per il paese delle locandine che annunciavano l'estrazione di una lotteria: Vinci una meta da sogno (3). Per tutta la durata della manifestazione, Y Liver hanno promosso questa iniziativa distribuendo biglietti d'invito e spargendo la voce tra gli abitanti del paese.
In occasione della serata conclusiva, Y Liver, seduti dietro ad un tavolo dove campeggiavano numerosi depliant di località turistiche, hanno distribuito gratuitamente i biglietti a chi ne facesse richiesta. Il premio in palio era un biglietto di viaggio a/r per due persone per una località sconosciuta.
Dopo essere stata annunciata dal sindaco, avvenuta secondo i canoni - bambino bendato, presenza di autorità, etc. - l'estrazione del biglietto vincente.
Identificato il vincitore, stata aperta la busta che conteneva il misterioso premio messo in palio. Assieme ai due biglietti a/r, la busta conteneva un cartoncino che recitava: Siamo lieti di annunciarle che ha vinto un biglietto di andata e ritorno per due persone per Ischia di Crociano, comprensivo di visita guidata ai nuovi impianti di depurazione della locale discarica.
Identificato il vincitore, stata aperta la busta che conteneva il misterioso premio messo in palio. Assieme ai due biglietti a/r, la busta conteneva un cartoncino che recitava: Siamo lieti di annunciarle che ha vinto un biglietto di andata e ritorno per due persone per Ischia di Crociano, comprensivo di visita guidata ai nuovi impianti di depurazione della locale discarica.
Trattandosi di una destinazione molto vicina al comune dove si era svolta la lotteria, i biglietti a/r erano per la corriera ma erano regolarmente offerti dall'Assessorato alla Cultura che aveva patrocinato l'iniziativa.
1.6. Gli esempi di cui ai paragrafi precedenti mostrano, nell'ambito delle opere considerate, un'estensione del campo d'azione che dall'interazione duale - incentrata sulla relazione che di volta in volta il singolo fruitore intrattiene con l'opera - si allarga all'interazione plurale, in cui entrano in gioco anche le relazioni che i fruitori intrattengono tra loro.
Tutti i progetti presi in esame danno infatti l'avvio a vere e proprie dinamiche sociali, che rivelano, in aggiunta, una tendenza a svilupparsi nella sfera sociale in maniera autonoma e, per certi versi, indipendente dalle modalità inizialmente stabilite dall'autore.
Il numero ed il grado di coinvolgimento delle persone attualmente implicate nell'Unione Depauperati Consapevoli, ad esempio, è tale che molto probabilmente questa continuerebbe ad esistere e ad operare anche se il suo fondatore se ne tirasse indietro.
In maniera analoga la By Life di Ciriaco Campus - la cui candidatura alle elezioni amministrative non rappresenta che una branca di attività - confeziona dei progetti, di cui rappresenta il marchio di garanzia, la cui realizzazione può essere tranquillamente portata a termine da altri che il suo creatore.
1.7. Un effetto non del tutto secondario di questo allargamento del campo d'azione è il progressivo allontanamento dell'oggetto dal centro della scena dell'opera, che viene ad essere occupato più chiaramente dall'esperienza vissuta dai fruitori.
Questo fenomeno è estremamente evidente in Vuoi giocare? (galleria Alice&Altri lavori in corso, Roma, febbraio 2002) di Stefano Romano, in cui l'oggetto implicato - un esemplare del Jenga, a cui i visitatori vengono invitati a giocare – non è altro che un prodotto assolutamente di serie, sui cui moduli l'artista si è limitato a stampigliare la frase: la pazienza è vittoria. Il gioco consiste sommariamente nell'innalzamento di una torre, utilizzando i mattoncini modulari che vengono sfilati a turno dai due giocatori: chi fa cadere la torre, perde. Il centro della scena è quindi occupato dalla relazione che si stabilisce tra i due giocatori, compresa tra le opposte polarità della complicità (i due giocatori si aiutano a vicenda nel tentativo di costruire la torre più alta possibile) e dell'antagonismo (le mosse dei giocatori sono volte a mettere in difficoltà l'altro - che in questo caso diviene avversario - e a provocare il crollo della torre il più rapidamente possibile). La struttura di questa relazione rappresenta il centro d'attenzione attorno a cui si distribuiscono le aspettative del pubblico, che culminano e si sciolgono nel punto di catastrofe costituito dall'inevitabile crollo della torre.
1.8. In Dai, parliamone! di Salvatore Falci, la scomparsa dalla scena dell'opera di qualsivoglia oggetto da contemplare e la trasformazione della galleria in una sorta di salotto in cui è possibile discutere con l'artista e con i militanti di Amnesty International sul tema della pena di morte - contro la quale è anche possibile firmare una petizione che verrà realmente inoltrata al Parlamento europeo - trasforma radicalmente il cerimoniale del vernissage, introducendo in maniera performativa nel birignao e nei commenti di circostanza che abitualmente informano i discorsi del pubblico, la discussione e la riflessione attorno ad un tema civile.
C'è da aggiungere che - in maniera forse imprevista - la particolare natura di questa operazione ha finito del pari per trasformare la composizione stessa del pubblico della mostra, mescolando quello abituale dell'arte - presso il quale l'operazione era stata promossa come “personale” di Salvatore Falci per mezzo di canali e formule convenzionali - a quello dei pacifisti di Anch'io a Kilengani attirati invece dal tema particolare di discussione di cui erano stati portati a conoscenza. Questa commistione culturale ha realizzato quello che potremmo definire nei termini di un "cortocircuito situorelazionale", tale da sovvertire gli schemi di comportamento abitualmente messi in pratica dai due diversi gruppi in questione.
Note:
(1) Anche se in questa sede mi limito a descrivere unicamente le forme che l'opposizione militante assume nello specifico scenario italiano, vorrei nondimeno che sia chiaro come la sua portata sia tutt'altro che limitata a questo contesto specifico.
E' significativo, per altro, che la critica di regime, quando costretta suo malgrado a prendere in considerazione l'esperienza del gruppo di Piombino, l'accosti ad esempio a quella di gruppi come il Group material o le Guerrilla girls - con i quali, come mi è capitato di leggere lo scorso anno nel catalogo della mostra dedicata a Le tribù dell'arte (Spazi espositivi ex Fabbrica Peroni, Roma 2001) , a cui ovviamente nè il Gruppo di Piombino né quello delle Disordinazioni erano stati invitati - condividerebbe a suo dire la caratteristica di firmare le opere collettivamente, caratteristica che, nella storia del gruppo, si riscontra viceversa esclusivamente in Sosta Quindici Minuti del 1984, ovverosia la loro opera prima.
Per contro, le affinità e le correlazioni che realmente sussistono con l'esperienza dell'americano Billboard Liberation Front - che tra l'altro ha una data di nascita praticamente coeva a quella del gruppo di Piombino - con quella del collettivo newyorkese del Critical Art Ensemble o più in generale alla pratica del movimento che fa riferimento alla rivista Adbusters di Vancouver vengono del tutto sottaciute.
(2) Prendendo a prestito un termine dalle arti marziali, Kalle Lasn, editore della già citata rivista Adbusters , ha coniato una metafora che descrive in maniera molto efficace il meccanismo messo in opera in questo caso per rovesciare uno stereotipo nel suo antagonista, egli parla infatti di "jujitsu culturale": "Con una semplice e rapida mossa si sbatte il gigante al tappeto. Basta saper sfruttare il movimento, lo slancio dell'avversario".
(3) Nel catalogo, Extempore, Comune di Suvereto, 2001, l'operazione è pubblicata con il titolo Next Year in Jerusalem.
(3) Nel catalogo, Extempore, Comune di Suvereto, 2001, l'operazione è pubblicata con il titolo Next Year in Jerusalem.
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