Emettitori-Ricevitore, 1986-1987
galleria Il Prisma, Siena
Lascala c/o Il Desiderio preso per la coda, Roma
I box emettitori distribuiscono gli inviti per la mostra dell'artista, che consiste esclusivamente nel box ricevitore destinato a raccoglierli.
Di quest'opera esistono due versioni: la prima realizzata presso la galleria Il Prisma di Siena nel 1986 e la seconda per Lascala c/o Il desiderio preso per la coda di Roma nel gennaio 1987.
Nella prima versione gli emettitori sono stati collocati in ambienti esterni, alla portata di un pubblico generico; nella seconda, viceversa, sono stati dislocati in interni, frequentati da un pubblico presumibilmente interessato all'arte (la facoltà di Architettura, una libreria specializzata, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, etc.). In questa seconda versione, inoltre, l'artista ha variato l'impostazione grafica dell'invito rendendone più esplicito il contenuto e assegnando ad ogni emettitore cartoncini di diverso colore, al fine di poterne distinguere la provenienza.
In entrambi i casi la mostra non è stata pubblicizzata secondo la prassi abitualmente seguita dalle gallerie (spedizione d'inviti per posta, comunicato stampa, etc.)
L'artista, con questa operazione, si proponeva di mettere in evidenza il carattere ormai rituale di un comportamento – recarsi ad una mostra in una galleria – che è estremamente frequente nella pratica quotidiana del pubblico dell'arte.
Fontana ha quindi sottratto a questo comportamento il consueto oggetto di riferimento – l'oggetto d'arte – dedicando la sua attenzione alle forme che normalmente lo pubblicizzano.
Il comportamento in questione – materializzato nel tragitto compiuto dai biglietti d'invito dai box emettitori a quello ricevitore – diviene in questo modo, come era nelle intenzioni dell'artista, il vero oggetto da contemplare ( “sono stato a vedere me stesso che andavo a vedere una mostra”)
(Domenico Nardone, scheda tecnica per lo Studio Casoli, Milano 1987)
istallazione di uno dei 5 emettitori a Siena
I risultati di questo esperimento furono, in entrambi i casi, più che deludenti. Praticamente nessuno riportò il biglietto d'invito nel ricevitore che si trovava all'indirizzo indicato e pertanto l'ho sempre considerato un esperimento fallito, ritenendo che il fallimento fosse parte integrante di una pratica dell'arte che si dichiarava appunto sperimentale e riconoscerlo come tale fosse teoricamente coerente. Nell'esperimento di Roma, tra l'altro, due emettitori furono distrutti da atti vandalici.
Significativamente Stefano Fontana fu però molto probabilmente invitato da Dan Cameron, nella sezione Aperto della Biennale di Venezia del 1988, sulla base di questa fotografia dell'opera Emettitori-Ricevitore apparsa su Flash Art e la cui impaginazione ricordava formalmente i display di Haim Steimbach. (D.N)
L’ “opera” vera e propria in questo caso sarebbe stata costituita dal percorso immateriale dell’invito nel suo viaggio dal box emettitore al ricevitore, un percorso portatore di istanze di relazione, di un tacito ma concreto “accordo” instaurato silenziosamente tra l’artista e il visitatore, un gioco giocato con le regole implicite suggerite dall’artista e realizzato attraverso degli oggetti-segnali. Ciò che agisce in modo inibitorio rispetto al raggiungimento dell’obiettivo potrebbe essere il carattere connotato dello spazio d’arte in cui sono collocati i box ricevitori (nonostante in un caso siamo al Desiderio preso per la coda), che rende i comportamenti stereotipati, e con il suo carattere convenzionale frena la libertà del comportamento estetico individuale?
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