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lunedì 13 giugno 2011

Pino Modica, Interni, 2000

Pino Modica: Interni, galleria Alice&Altri lavori in corso, 2000

Invito




comunicato stampa
Per la realizzazione di INTERNI, l'artista ha chiesto ad alcuni nuclei familiari di ospitare per un periodo di quindici giorni, nelle proprie abitazioni e nella stanza da essi indicata come maggiormente 'vissuta', una telecamera fissa racchiusa all'interno di un contenitore di plastica. L'attivazione della telecamera - del cui meccanismo di funzionamento gli ospiti non venivano messi al corrente - era regolata da un sensore che avviava riprese della durata di dieci secondi ogni qual volta i rumori ambientali superavano una certa soglia d'intensità. Nella pratica, questo meccanismo di attivazione ha dimostrato una certa autonomia dal parametro sopradescritto, incrementando ulteriormente il carattere a random delle riprese. Secondo queste modalità sono stati realizzati tre cortometraggi - tanti quanti i nuclei familiari che hanno accettato di ospitare la telecamera - che risultano dal sommarsi automatico delle brevi sequenze di dieci secondi. Tutto il girato è presentato
integralmente, senza operare tagli o manipolazioni di alcun genere in sede di montaggio. Come risulta evidente dalla visione dell'opera, l'incidenza di comportamenti indotti dall'essere a conoscenza di poter essere ripresi appare in forma molto limitata. Questo perchè le persone vengono riprese all'interno del rassicurante ambiente familiare, in condizioni di assoluta normalità. Esattamente quanto non avviene nel format televisivo The Big Brother, in cui i soggetti si muovono in un ambiente sociale e architettonico di cui in precedenza non avevano alcuna nozione. Se a ciò si aggiunge l'ingombrante presenza delle telecamere che pendono da soffitto e l'obbligo di portarsi continuamente un microfono appresso, oltre alla spada di Damocle dell'eliminazione, si comprende perchè in questo caso comportamenti indotti e messinscene proliferino a dismisura, trasformando le situazione in una fiction vera e propria.

TRASH (1999). L'opera TRASH consiste in 19 "cestini" - i files dove vengono provvisoriamente immagazzinati i dati che decidiamo di eliminare dalla memoria dei computer - raccolti dall'artista copiando quelli degli elaboratori che venivano portati presso un rivenditore per effettuarvi delle riparazioni. Nel corso di questa operazione sono stati eliminati dai cestini tutti i riferimenti diretti alle persone e ad eventuali programmi protetti da copyright. Il pubblico Ë invitato a consultare questa raccolta, aprendo i cestini a suo piacimento e scorrendoli come si sfogliano le pagine di un libro.









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