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domenica 19 giugno 2011

Pino Modica, Carichi sospesi, 2004

Pino Modica
Carichi sospesi

galleria Senzatitolo, Roma 2004
testo in catalogo di Massimo Arioli

Pino Modica, Falegnameria Rospetti, plexiglas e impianto luci, cm. 128x110, 2004

Mondi
di Massimo Arioli

Non si devono spendere parole intorno alle azioni
(Democrito, frammento 190)

Qui l'assenza seduce la presenza
( Jean Baudrillard, Della Seduzione)

Una punta di diamante, una fustella, un elettrodo, un disco abrasivo scalfiscono le lastre di perspex.
Come un bagno di sviluppo fotografico, la luce fredda del neon rivela l'impronta di quel passaggio. L'autore prelude all'azione ma resta trasparente come il plexiglas, superficie d'elezione, e lascia che sia il reale a fornire un'interpretazione piena.
Il confronto tra caso e necessità, tra accidente ed azione sostiene dinamicamente l'opera, espone un alfabeto di segni e organizza, in trasparenza, una litania di gesti. In questi “piani di lavoro” qualcosa rimane al di là dell'orizzonte teorico entro cui si inscrive la ricerca, tra la determinazione del gesto e l'incertezza dell'atto. Oltre il caso che partecipa alla formazione della storia e oltre la percezione che verifica il valore estetico degli oggetti, esiste qualcosa che non si limita ad accettare l'autorevolezza del reale ma semplifica e sistematizza il divenire, lascia emergere gli eventi come passato non di un individuo ma di molti e riabilita lo sguardo ad una funzione sociale.
Ogni traccia rivitalizza l'immaginario dello spettatore. I segni diventano labirinti che parlano di ambienti, di progetti, di azioni finite e di tentativi interrotti, del tempo e dell'attesa che accompagna ogni singolo gesto. La riqualificazione estetica del contingente è in grado di coniugare arte e società, di eliminare ogni fuori-registro, di mediare, per un attimo, logica e realtà.


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